Questo piatto, pur con leggere varianti, ha vari nomi in Emilia: gnocco fritto, crescentina, chizze, burt-lena.È tipico gustarlo, specialmente durante le gite in campagna, a metà pomeriggio accompagnato da formaggi e salumi, bevendo la Malvasia secca. Può anche diventare un piatto unico per le riunioni informali con amici. Nelle trattorie e nelle sagre paesane servono dei rombi di torta fritta grandi circa come un mano, in casa preferisco farli più piccoli o a forma di bastone tipo grissino cicciotto in modo da avvolgerci il salume.
Per 6 persone
versione classica:
- strutto gr. 60
- farina bianca gr. 500
- lievito di birra gr. 40
- sale
- olio per friggere
seconda versione:
- farina bianca 1 kg
- 2 patate lessate e schiacciate medio-piccole
- ½ litro latte tiepido
- 1 cubetto di lievito di birra
- 1 ½ cucchiaino di sale fino
- 3 cucchiai di olio
Versare la farina sulla spianatoia, unire un cucchiaino di sale, lo strutto (o l'olio se si preferisce) e il lievito di birra sciolto in un quarto di litro di acqua o di latte.
Lavorare bene la pasta e avvolgerla in un tovagliolo e lasciarla lievitare per almeno un' ora in un luogo tiepido.
Dopo averla fatta ben lievitare, stenderla con il matterello, facendo un sfoglia di circa 3 millimetri di spessore.
Tagliare la pasta a rombi e friggerla in olio bollente. Sono pronti quando sono dorati, scolarli e posarli su carta assorbente. Servirli caldi.
Seconda versione
È' un versione più recente che però a me piace molto, la presenza delle patate fa si che l'impasto rimanga più morbido assomigliando vagamente a un focaccia.
In questo caso si può stendere la sfoglia un po' più alta e farcire la torta fritta tagliandola nel mezzo.
Per questa versione, seguire il procedimento precedente ma fare lievitare per almeno due ore.