Di questo fritto dall’impareggiabile leggerezza mi piace raccontare la storia. Nel 1540 un monsone fece naufragare sulla costa giapponese tre portoghesi provenienti dalla Cina. I giapponesi li accolsero cordialmente e sebbene fossero interdetti dalle loro barbare usanze di mangiare con le mani invece che con le bacchette, adottarono il loro sistema di friggere i gamberi con la pastella che i portoghesi cucinavano soprattutto durante le Quattro Tempora, giorni di digiuno e preghiera che ricorrevano quattro volte all’anno in corrispondenza delle stagioni. Da qui il nome Tempura.
Per 6 persone
Per il tempura:
- 4 carciofi, puliti e a fette spesse
- 6 cipollotti, tagliati a metà per il lungo
- 2 melanzane tagliate a fette spesse
- 2 carote grosse, tagliate a fette spesse per il lungo
- 2 fette di zucca da 200 g l' una
Per la salsa tentsuya:
- 1/3 di tazza da tè di salsa di soia
- 1/3 di tazza da tè di sherry
- 1 tazza da tè di acqua
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1/2 tazza da tè di tonno secco, spezzettato
- glutammato di sodio
Per la pastella:
- 1 tazza abbondante di farina 00, passata al setaccio
- 1 uovo
- 1 tazza di acqua ghiacciata
- 1 pizzico di sale
Preparate per prima cosa la pastella mescolando l'uovo con l'acqua ed il sale. Uniteci poi gradualmente la farina e amalgamate delicatamente con una forchetta ricordandovi di non mescolare troppo. Fatela raffreddare in frigorifero per almeno 3 ore.
Preparate ora le verdure: le carote tagliatele a fettine lunghe 7 cm; la melanzana in fette spesse 1/2 cm e poi ogni fetta in quarti; i cipollotti e i carciofi in quarti e la zucca a strisce spesse 1/2 cm.
Versate 6-7 cm di ottimo olio da frittura (semi) in una padella dai bordi alti e quando avrà raggiunto la temperatura di 160 gradi incominciate a friggere intingendo tutti gli ingredienti nella pastella e facendoli cuocere finchè assumono un leggero colore dorato e sono diventati ben croccanti.
Servite subito accompagnando il tempura con la salsa tentsuya oppure del succo di limone o dello zenzero grattugiato o della salsa al rafano.