In occasione del prestigioso riconoscimento di città Europea del vino 2024 ottenuto da Alto Piemonte e Gran Monferrato, è stato organizzato da ATL di Novara e da Alexala un press tour per visitare alcuni dei comuni che fanno parte di questo circuito. E' stato un viaggio che ci ha conquistato per la bellezza dei suoi territori, dei suoi borghi storici, dei suoi castelli, dei suoi eccellenti piatti tipici e dei suoi vini. Un tour per davvero entusiasmante ed un bellissimo territorio tutto da scoprire.
Presentazione Città Europea del vino 2024
Nella sala del torchio della storica villa Caccia a Romagnano Sesia progettata dall' arch. Alessandro Antonelli si è svolta la presentazione della Citta Europea del vino. Alessandro Carini sindaco di Romagnano Sesia spiega l'importanza di questo riconoscimento che premia 20 comuni ( Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Grignasco, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco) del territorio di Alto Piemonte e Gran Monferrato. "E' un grande lavoro di squadra" pensato per raccontare "non solo il vino ma anche cultura e storia" e rappresentare tutti insieme i diversi aspetti dell' Identità Piemontese. Venendo ai vini dell' Alto Piemonte lo storico Massimo del Zoppo ricorda che i vini di questo territorio hanno della particolarità che li rende unici per esempio la Vespolina è il vino più speziato al mondo grazie a una elevata concentrazione della molecola del "rotundone" nell' omonimo vitigno. Il Ghemme era un vino molto apprezzato dagli Sforza che lo servivano nei loro banchetti e anche da Garibaldi che, di passaggio a Romagnano, ne rimase così entusiasta da rinominarlo "vino del Risorgimento". Cavour paragonava il vino di Sizzano al Bordeaux e il presidente Thomas Jefferson, quando era ambasciatore a Parigi, fece un viaggio in questi territori per conoscerne i vini ritenendoli "unici e particolari". Il presidente del Consorzio dei vini delle Colline Novaresi ricorda che uno dei vini che "deve risorgere alla grande" è lo Spanna, un Nebbiolo proveniente solo delle colline Novaresi che ha ottenuto la Doc da pochi anni. Maria Rosa Fagnoni, presidente ATL Novara conclude l'incontro affermando che le Colline novaresi aspettano i turisti con grande "ansia ma anche capacità" e ricorda che nel territorio ci sono oltre 60 cantine vitivinicole molte delle quali gestite da donne che si sono affacciate al mondo della viticultura con grande competenza, sapienza ed entusiasmo.
Nella foto: il sindaco di Romagnano Sesia e la presidente ATL di Novara circondati da alcuni sindaci e vignaioli dei comuni che fanno parte della Città Europea del Vino.
Museo storico Etnografico della Bassa Valsesia
L' ala est di Villa Caccia, ora proprietà del comune di Romagnano, è stata destinata a sede espositiva del Museo Storico Etnografico della bassa Valsesia. Fondato da tre romagnesi - Adriana Prolo (ideatrice del Museo del Cinema di Torino), Fernanda Renolfi e Carlo Dionisotti - affiancati da un gruppo di studiosi appassionati di storia e tradizioni del territorio con lo scopo di raccogliere testimonianze della civiltà contadina nel corso dei secoli. Si parte dalla cantina dove sono esposti diversi strumenti - imbottigliatrici, tappatrici, torchi da vino ed altri manufatti - che concorrevano nei tempi passati al processo di vinificazione. La collezione etnografica comprende oggetti d'uso comune, attrezzi agricoli, utensili per la lavorazione della lana e del legno, abiti tradizionali e altri reperti che raccontano la vita rurale del passato.
Da Ioppa è tempo di vendemmia
Visitiamo la cantina Ioppa in piena vendemmia. L'uva, appena raccolta, è pronta a trasformarsi in vino. E noi assistiamo alle fasi iniziali di lavorazione del Nebbiolo "Rusin", un fresco vino rosato.
Giorgio Ioppa racconta che il vino rosato deve fermentare "più pulito" possibile. Dato che quando esce dalla pressa presenta ancora degli scarti, viene aggiunto al mosto un enzima che divide tutte le sporcizie in milioni di particelle. E' un operazione che va fatta immediatamente per evitare l'inizio della fermentazione. Infatti durante questo periodo lui e suo figlio si alzano alle 4 del mattino, prendono il vino che esce limpido e lo trasferiscono nelle vasche dove vengono aggiunti dei lieviti selezionati. Rimane lo scarto, che viene passato in una macchina speciale (nella foto in alto a sinistra) che filtra la sporcizia rimasta facendo ricuperare un 80% che esce sterile e ritorna nelle vasche per la fermentazione.
Ghemme: Santa Maria Assunta e lo scurolo della beata Panacea
La seicentesca chiesa parocchiale di santa Maria Assunta è una delle chiese più ricche del Novarese dal punto di vista decorativo. Al suo interno si può ammirare lo scurolo della Beata Panacea, vergine e martire, patrona della Valsesia e Ghemme, progettata dall' Architetto Alessandro Antonelli alla fine del XIXmo secolo.
Il ricetto di Ghemme
Il ricetto di Ghemme è un esempio di architettura medievale fortificata costruito tra il XIII e il XV secolo destinata a proteggere la popolazione locale, le derrate alimentari e i beni durante i periodi di invasione o di conflitto. L'interno del ricetto è caratterizzato da strette stradine acciottolate e case in mattoni e sasso rimaste pressoché inalterate nel tempo e ancora oggi utilizzate come edifici residenziali e magazzini per il vino, poiché Ghemme è storicamente una zona di produzione vitivinicola di qualità.
Una cuoca che esalta i prodotti del territorio
E' Paola Naggi titolare assieme a sua sorella Emanuela del Ristorante Impero di Sizzano. La sua cucina è legata al territorio e i suoi piatti sono quelli della tradizione gastronomica della zona a base di prodotti di stagione e di materie prime fornite da produttori locali. Lo confermano i piatti che ci ha preparato e fra questi lo strepitoso sformato di carote con crema di mascarpone salato, la gallina dissossata farcita con 3 tipi di carne, bollita nel canovaccio e servita con salsa verde, salsa rossa e mostarda e la mousse di zabaione e savoiardi. Non per niente è stata inserita da Slow Food Italia tra le dieci donne piemontesi che salveranno la Terra , donne che, attraverso l’amore per il cibo, per la natura e per i suoi prodotti, tentano nel loro piccolo di cambiare il mondo. In abbinamento Bona una Vespolina doc dell' azienda vitivinicola I Dof Mati ( le due ragazze in dialetto sizzanese). E' un azienda femminile nata pochi anni fa dalla passione per il buon vino di due amiche che hanno ridato vita a un antico vigneto e a terreni abbandonati a Ghemme e Sizzano, grazie alla coltura di vitigni autoctoni dell’Alto Piemonte, come il Nebbiolo, la Vespolina e l' Erbaluce. Questo vino è stato inserito tra i “Top Hundred” ovvero i 100 migliori vini d’Italia per “Il Golosario” di Paolo Massobrio e Marco Gatti.
Castello di Razzano
Il Castello di Razzano è una storica residenza situata nel cuore del Monferrato costruita alla fine del XVII secolo. Circondato da ampi vigneti e giardini, il Castello di Razzano è stato ristrutturato nel 2002 dall' attuale proprietario Augusto Olearo che dopo 7 anni di lavori, lo ha riportato al suo originale splendore conservando il suo fascino storico. Oggi ospita un elegante relais di 13 camere con ristorante annesso e un enoteca in cui si possono degustare e acquistare vino e olio extravergine di oliva frutto delle coltivazioni dei vigneti e oliveti che si trovano nella proprietà. Una ala del Castello è adibita al Museo ArteVino Razzano dedicato alla civiltà contadina con esposta una vasta collezione di attrezzi. Affascinanti le cantine, di fine '600 con mattoni a vista, dove vengono affinati i vini in botti di rovere, e l “infernot”, galleria scavata nel sottosuolo, dove vengono custodite le bottiglie delle migliori annate.
Casale: la capitale del Monferrato
Nel corso dei secoli, Casale Monferrato ha mantenuto il suo prestigio attraverso varie fasi storiche, dall'epoca romana fino al dominio sabaudo, integrando le sue tradizioni con un continuo sviluppo artistico e architettonico. Dai cammini di ronda del Castello dei Paleologi eretto a metà del XIVmo secolo da Giovanni II Paleologo, per rafforzare le fortificazioni già esistenti, si può ammirare la Casale del Po e tutto il centro con i suoi bellissimi palazzi e chiese. Dato che il tempo era poco abbiamo visitato soltanto Sant' Evasio, una delle più interessanti cattedrali in stile romanico lombardo presenti in Piemonte. Il corpo basilicale è preceduto da un imponente nartece (atrio) romanico caratterizzato da incroci di archi di arenaria e mattoni in argilla e all'interno della chiesa lo splendido crocefisso ligneo di stile romanico rivestito in lamine d'argento dell'XI secolo. Non poteva mancare una visita a uno delle istituzione della città: la storica bottega dei Krumiri Rossi.
Nell' ultima foto a destra, il sindaco di Casale Emanuele Capra e alcuni assessori che ci hanno raggiunto al Castello per darci un saluto.
I Krumiri Rossi, dal 1878 gli originali
Questi biscotti furono creati nel 1878 dal pasticciere casalese Domenico Rossi. L'insolito nome "krumiro" sembra derivare da un liquore in auge a quei tempi che a sua volta aveva preso il nome da una tribù berbera tunisina: i Kroumir. Abbiamo poi potuto seguire nel laboratorio tutte le fasi della produzione. Si inizia coll'impastare i 5 ingredienti della ricetta che non è mai cambiata: farina di grano tenero, uova fresche (rotte a mano per preservare l’integrità del tuorlo), burro delle valli biellesi, zucchero e vaniglia. Non viene usata acqua in quanto sono le uova e il burro ad ammorbidire l’impasto che viene poi lasciato riposare al fresco per un giorno prima di utilizzarlo. Il giorno dopo, l'impasto viene fatto passare attraverso una macchina che lo trasforma in cilindri zigrinati che vengono tagliati e poi piegati a mano a forma di baffo un omaggio di Domenico Rossi ai baffi a manubrio di Vittorio Emanuele II, morto proprio nel 1878. I Krumiri vengono mano a mano adagiati su delle teglie e fatti cuocere nel forno a 290° per 12 minuti. Dopo la cottura, vengono fatti raffreddare e lasciati riposare per essere poi confezionati, sempre a mano, nelle classiche scatole di latta. Nonostante la grande richiesta, la produzione rimane artigianale: ogni giorno vengono preparati solo quelli da vendere anche sfusi in negozio e quelli per gli ordini da evadere in giornata.
Al ristorante Vallerana, un tripudio di funghi
Ad Alice Bel Colle, c'è un posto molto particolare che non è solo un'osteria molto apprezzata per la sua cucina del territorio ma anche perché, fino a pochi anni fa, era un famoso dancing con musica dal vivo. Dietro al ristorante c'è un' enorme sala dalla capienza di oltre 500 persone dove si sono esibite band famosissime...perfino Celentano e i Ribelli! Il simpatico patron Francesco Novelli è l'ideatore e il promotore di una iniziativa portata avanti da 21 comuni del Monferrato, affiancati dall' UPO ( Università Piemonte Orientale) e dal CNR con l'intento di creare una mappa genetica dei tartufi che crescono in quest'area che sono sempre dei tartufi bianchi (tuber magnatum pico ) come quelli d' Alba. Questo è l'unico studio riconosciuto per la tracciabilità del tartufo bianco piemontese nella fattispecie di quelli raccolti in questa zona. Praticamente ci sarà un disciplinare che garantirà l'origine del tartufo in modo possa fregiarsi del marchio di "Tartufo dell' Alto Monferrato". A tavola abbiamo gustato degli ottimi piatti a base di funghi appena raccolti proposti in vari modi: un carpaccio di vitellone 18 mesi con funghi porcini, un' insalata di ovoli e un risotto con gli ovoli. Non potevano mancare due piatti classici della zona il bollito misto (lingua, testina e scaramella di vitello) con salsa verde e uno squisito bunèt. Il tutto abbinato a i migliori vini dei colli Monferrini.
Nella foto di gruppo da sinistra Mario Arosio, presidente enoteca regionale Ovada con alla sua destra Marco Protopapa, consigliere regionale acquese e Marco Lanza direttore Alexala. A destra Francesco Novelli.
Acqui Terme: città della Bollente
Fondata in epoca romana come Aquae Statiellae, Acqui Terme deve la sua fama alla Bollente. Da questa antica fonte termale, ubicata nel cuore della città e la cui icona moderna è rappresentata dall’edicola della Bollente (1870, Giovanni Cerruti) a forma ottogonale, sgorga alla temperatura di 74.5° acqua sulfurea dalle innumerevoli proprietà curative . A pochi passi della Bollente, la Cattedrale di Santa Maria Assunta al cui interno, nella sacrestia dei canonici, si può ammirare il magnifico Trittico della Vergine di Montserrat commissionato dal mercante acquese Francesco Della Chiesa negli anni ’70 del Quattrocento a Bartolomé Bermejo, considerato il più importante pittore spagnolo del XV secolo.
Ovada
Ovada ha origini medievali e il suo centro storico conserva ancora l’impronta delle sue antiche architetture, palazzi signorili decorati in stile genovese e numerose chiese come la chiesa di Nostra Signora Assunta costruita a fine del '700 dai caratteristici due campanili. L' Oratorio dell' Annunziata (XIV secolo), dell'omonima confraternita, conserva al suo interno pregevoli gruppi lignei, importanti dipinti (tele di Luca Cambiaso) e uno storico organo perfettamente funzionante di oltre 200 anni.
Un brindisi finale
Il tour si conclude all' Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato situata cantine sotterranee di Palazzo Delfino un edificio risalente al Settecento, attuale sede del comune. L’enoteca custodisce i migliori vini della zona come il Dolcetto di Ovada DOC, l’Ovada DOCG, la Barbera, il Nebbiolo, vini bianchi e Spumanti. Inoltre al suo interno vengono organizzati eventi culturali e enogastronomici come degustazioni guidate, corsi di avvicinamento al vino, incontri con i produttori, e serate a tema, ideali per chi desidera approfondire la conoscenza dei vini piemontesi. Il tour finisce con un brindisi finale per il prestigioso riconoscimento di città Europea del vino 2024.