Il Blog di Mangiare Bene

Magazine

Napoleone a tavola
un vero disastro

Quest' anno si è celebrato il bicentenario della scomparsa di Napoleone Bonaparte,  senz' altro una delle figure storiche  più importanti di tutti i tempi. Il giudizio sulla sua persona e sulla sua abilità politica  suscita tuttora molte controversie fra i biografi, ma tutti concordano nell' affermare che "le petit general" non fosse un raffinato gourmet. Della sua vita  militare Napoleone aveva conservato l'abitudine di mangiare velocemente a volte in piedi o anche a cavallo dedicando al cibo pochissimi minuti, di solito 10 mai più di 20. Restare seduto più a  lungo a tavola sarebbe stato un vero supplizio. Louis Constant, il suo primo valletto, affermava che a tavola "l'Imperatore preferiva usare le dita anzichè la forchetta o il cucchiaio; che trangugiava avidamente grossi bocconi; che adorava fare la scarpetta, perfino intingendo il suo pezzo di pane nel piatto del vicino". Spesso e volentieri si puliva le mani direttamente sull' uniforme e di conseguenza era costretto a cambiarsi dopo il pasto. Questa sua totale mancanza di buone maniere a tavola si verificava durante i pasti privati mentre in occasione di pranzi ufficiali i suoi modi diventavano impeccabili.

I suoi piatti preferiti
Napoleone amava la cucina mediterranea con una predilezione per i cibi semplici e non elaborati. Era anche abbastanza schizzinoso: mai servigli i fagiolini, sosteneva che i loro fili fossero dei capelli veri! Apprezzava la carne di agnello ma soprattutto il pollo cotto in tutti i modi, quello alla Marengo il suo preferito. Pensare che il suo cuoco lo aveva ideato addirittura sul campo di battaglia (da qui il nome) riunendo gli ingredienti più disparati che aveva requisito ai contadini del posto: pomodori, uova, gamberi di fiume. Tra le altre preferenze del Bonaparte  le uova al piatto e le omelettes mentre, fra i pesci, sceglieva le triglie arrosto. I dolci non erano la sua passione con l' eccezione di gelati, dei datteri e delle mandorle fresche. Mangiava poca frutta: un quarto di mela o di pera o qualche chicco di uva e finiva sempre il suo pasto con un pezzetto di parmigiano o di Roquefort. Non era un grande bevitore anzi di enologia capiva ben poco, ma a tavola non disdegnava un bicchiere di vino rosso di Borgogna - il Chambertin - che beveveva annacquato. Mai un liquore e ogni tanto poco caffè. Se doveva lavorare fino a tarda notte, si faceva portare una tazza di cioccolato caldo.


La grandeur dell' Impero nei banchetti ufficiali
Napoleone era ben consapevole che la tavola  era il luogo dove poteva dimostrare il suo potere e dimostrare la grandeur del suo Impero. I suoi convitati dovevano rimanere stupiti dal décor della tavola e dalla raffinatezza dei piatti serviti. Fu molto aiutato in questo dalle due mogli Joséphine Beauharnais e Maria Luisa d'Austria, entrambe signore di gran gusto e che conoscevano bene l' etichetta di corte.  Ma chi più lo aiutò ad ottenere i migliori risultati fu Charles Maurice Talleyrand, abilisssimo diplomatico e suo consigliere, che ingaggiò il più grande chef del momento - Antonin Carême - per l'organizzazione dei banchetti di Stato con "menu che non dovevano mai ripetersi, a base di prodotti di stagione ed essere oltre che buoni, di gran effetto". Qui sopra si vedono alcuni piatti del servizio "Quartiers Généraux"prodotto appositamente per Napoleone dalla manifattura di Sèvres nel 1807: vi sono raffigurate vedute di Parigi e altri siti che ricordanao le sue campagne in Italia, Egitto, Austria, Prussia e Polonia. 
 

Gran banchetto di nozze con Maria Luisa d'Austria
Napoleone il 2 Aprile 1810, dopo aver divorziato da Giuseppina, sposa Maria Luisa d'Austria nella speranza che possa dargli l'agognato figlio maschio. In questo quadro il pittore Alexandre Dufay riproduce il  banchetto Imperiale che ha avuto luogo nel Grande Salone delle Tuileries. I convitati sono seduti attorno a un grande tavolo a forma di ferro di cavallo con al centro Napoleone e Maria Luisa circondati a destra e a sinistra da tutta la famiglia imperiale e da diversi sovrani europei. La tavola è apparecchiata con un prezioso servizio di vermeil, piatti della manifattura  Sèvres, bicchieri e caraffe di Baccarat. Il banchetto, per oltre 3000 invitati disposti davani al tavolo imperiale, è durato pochissimo (non più di  20 minuti) e si è svolto in silenzio fino al momento del brindisi. Non si conosce il menu ma si suppone che non sia stato troppo diverso , quanto a numero di portate, da quelli che solitamente venivano serviti in occasioni simili: 2 potages, quattro entréés, due arrosti, 2 contorni di verdure e 4 dessert. Certamente in 20 minuti ben pochi saranno riusciti a degustare tutti i piatti.
© RMN-Grand Palais (Château de Fontainebleau) / Gérard Blot


Nell' esilio di Sant' Elena
I suoi ultimi sei anni di vita, Napoleone li trascorse in esilio a Sant' Elena, una piccola isola inglese nel mezzo dell' Oceano Atlantico. Lo seguirono volontariamente il generale Henri-Gratien Bertrand, grande maresciallo del palazzo e sua moglie; il conte Charles de Montholon, suo aiutante di campo e sua moglie; il generale Gaspard Gourgaud; Emmanuel Las Cases, ciambellano di corte ( che scriverà il memoriale di Napoleone esiliato) e diversi servitori.
Les Cases racconta nel suo libro che le giornate di Napoleone si susseguivano tutti con la stessa routine: sveglia tardi, prima colazione alle 10 e poi, se ne aveva voglia, usciva per una passeggiata, altrimenti passava la giornata a leggere e a scrivere. Verso le 8 di sera gli veniva servita la cena cui seguiva una partita a carte per poi coricarsi intorno a mezzanotte. Non sono giunte sino a noi notizie su cosa gli venisse servito a tavola, mentre si sa che come vino si versava nel suo bicchiere il Claret (invece dell' abituale Chambertin), sempre diluito con acqua. Comunque non disdegnava ogni tanto una coppa di Champagne che sempre  annacquava. 
Ma il mito di Napoleone sempre continua.