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Alta cucina: è davvero possibile fare a meno del foie gras?

 

Foie gras: si o no? Per rispondere a questa domanda occorrerebbe prendere le distanze dal parere personale e condurre un’analisi quanto più possibile obiettiva. Il punto è che il “fegato grasso” è un cibo gourmet di origine francese, così pregiato da arricchire le cucine stellate di tutto il mondo. D’altro canto questo alimento proviene da una pratica considerata illegale nel nostro paese che, tuttavia, ne ammette la vendita. Da che parte stare? Si può fare a meno del foie gras?  Ci stiamo inoltrando in un dibattito davvero spinoso dal momento che per gli animalisti si dovrebbe rinunciare a qualsiasi alimento di origine animale. Sono tanti i casi per i quali le associazioni che lavorano per preservare l’ambiente ed il regno animale sono riuscite ad averla vinta su alimenti considerati eticamente inaccettabili. È il caso del tonno rosso in estinzione o delle pinne di squalo tagliate quando l’animale è ancora vivo. Per non parlare degli allevamenti intensivi di carni che maltrattano bovini, ovini e pollame al solo fine di incrementare le produzioni.

Non tutto il foie gras è da demonizzare
 Ciò che rende complicata la questione è che per produrre determinati alimenti ci sono sempre due strade percorribili: quella che rispetta l’animale e quella che lo tortura per aumentare i fatturati. Quindi se volessimo intraprendere la via di mezzo, quella della virtù, non ci sarebbe nulla di male nel consumare foie gras a patto che questo provenga da allevamenti “nobili”, rispettosi della vita dell’animale. Al tempo stesso bisognerebbe smettere di acquistare marchi che puntano tutto sull’intensività della produzione e che ingozzano le oche o le anatre con la tortura del gavage, facendole vivere in ambienti in cui non possono muoversi né tantomeno riescono a vedere la luce del sole. Il foie gras, infatti, viene prodotto da anatre e oche ingrassate ma non tutto proviene da allevamenti dove queste vengono torturate tramite il gavage. È proprio questa pratica che ha spinto i Governi a rendere illegale la produzione nel nostro paese e non solo. La via di mezzo risiede nel fatto che, tuttavia, l’Italia ne ammette la vendita cercando di prediligere i produttori etici. Questi andrebbero premiati perché ingrassano gli animali senza forzarli, con una alimentazione sana e facendoli condurre una vita, seppur destinata al macello, quanto più possibile dignitosa. È per questo motivo che lo squisito foie gras francese non è tutto da demonizzare. 


Il cambiamento comincia dai nostri acquisti
Un altro  spunto di riflessione riguarda la quantità di produzione che, quando segue le logiche globalizzate e intensive, cessa di essere etica. Se tutti noi riuscissimo a equilibrare i nostri consumi  conducendo uno stile di vita sano, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi per come viene prodotto ciò che mangiamo. Se ci pensiamo bene, siamo noi con  le nostre scelte alimentari e di acquisto a condizionare il mercato.  Infatti se tutti noi consumassimo meno e meglio, affidandoci solamente a chi produce cibo nel rispetto del Pianeta, non ci sarebbero dibattiti sull’argomento, né tantomeno preoccupazioni per le specie in estinzione.  Gran parte del merito va attribuito alle associazioni e agli enti che sensibilizzano le industrie alla sostenibilità, un concetto che potremmo quotidianamente mettere in pratica  anche noi cambiando poche semplici abitudini quotidiane. Il vero cambiamento, quindi, parte da noi  che sempre di più dobbiamo acquistare cibi prodotti eticamente in modo da premiare realtà rispettose del pianeta. La sostenibilità, per fare un esempio, non risiede soltanto nel limitare la pesca per assicurare la sopravvivenza delle specie ittiche, ma risiede anche in noi che dobbiamo sforzarci a consumare meno in modo da ridurre quel terzo di cibo che, ogni giorno, finisce nella spazzatura di tutto il mondo. Siete d’accordo?