Il Blog di Mangiare Bene

Eventi Golosi

Salone del Gusto e Terra Madre

Si è appena concluso a Torino, con una grande affluenza di pubblico, il Salone del Gusto giunto alla sua dodicesima edizione. Nella mia breve visita ho focalizzato l’attenzione sul Padiglione Terra Madre che in un unico spazio raccoglieva i 5 Continenti. Ciò mi ha permesso di conoscere cibi nuovi, produttori delle comunità indigene e dei presìdi Slow Food. Non ho tralasciato ovviamente il padiglione Italia dove ogni volta scopro prodotti unici del nostro territorio che sono la nostra grande ricchezza e per questo vanno salvaguardati. Di questo mini tour vi presento una variegata quanto variopinta panoramica.

Appena entrata nell'Oval, il padiglione dove sono ospitati gli espositori di Terra Madre, vedo Beppe Grillo assieme a Carlin Petrini (fondatore di Slow Food), parlare con un delegato della Costa di Avorio. Mi sono stupita nel vedere un Grillo, serio e non urlante, fermarsi nei vari stand sinceramente interessato nel farsi spiegare i prodotti esposti. E' anche spiritoso: 
mentre posava per la foto con questo delegato l'ho sentito dire "Questa la mandiamo a Salvini!”.

Molto interessante il dibattito "Terra liberata. Dialogo semiserio sulla caduta dell’angelo del focolare" con la partecipazione di Alice Waters (vice presidente Slow Food International, attivista del cibo, promotrice della rete degli orti scolastici negli Stati Uniti, proprietaria ristorante Chez Panisse a Berkeley e scrittrice), Lella Costa (attrice, scrittrice e molto altro ancora), Maria Canabal (fondatrice e presidente del Parabere Forum dedicato alle donne del mondo gastronomico) e Roberta Mazzanti (editor e consulente editoriale).
Ci si interroga sugli stereotipi e sui ruoli. Sulla donna come angelo del focolare o come carrierista. Sulla ricerca di equilibri. 
Maria Canabal racconta la storia di Parabere il movimento no profit che oggi raccoglie 5000 donne da 50 paesi nato cinque anni fa per generare consapevolezza sul valore della donna. Completamente indipendente, lavora per valorizzare valori come la diversità, la biodiversità e l’inclusione. Per ottenere visibilità hanno iniziato a contattare gli organizzatori di conferenze ed eventi, chiedendo loro come mai nei panel non ci fossero donne. Quasi sempre veniva loro risposto che le donne non erano incluse perché non c’erano donne a rappresentare determinate categorie. Così poco a poco sono riuscite a creare partnership con organizzazioni, e da poche settimane è online un database che segnala tutte le organizzazioni, tutti i locali gestiti da donne. Alice Waters sottolinea che le donne devono trarre ispirazione da altre donne e che "Angelo del focolare" è uno stereotipo in cui è stata incorniciata la donna. Applausi a scena aperta per Lella Costa quando afferma che "una delle qualità straordinarie delle donne è l’uso ironico del pensiero, che significa saper guardare le cose da un altro punto di vista, dal non essere al centro del quadro. Dobbiamo imparare a fare pesare quello che siamo".  Prosegue dicendo che il riconoscimento del ruolo femminile è avvenuto a metà '800 con questa frase: “dietro ogni grande uomo c’è una donna che soffre”, che poi a inizi '900 è diventata “dietro ogni grande uomo c’è una donna”. Secondo lei, la versione 2.0 potrebbe diventare: “dietro ogni grande uomo c’è una donna stupefatta, che non si capacita di come lui sia un grande uomo”. Conclude affermando "Noi donne dobbiamo essere messe nelle condizioni di scegliere. E dobbiamo riuscire a far passare un’idea: che le questioni femminili non riguardano solo le donne, ma l’umanità, il mondo."

Ho partecipato anche a il Laboratorio del Gusto sulla pecora navajo churro (Presidio Slow Food dal 2004) una razza ovina introdotta in Messico dagli spagnoli nel 1540 e poi, dopo poco più di 50 anni, era già presente nei territori del New Mexico. A parlarcene Roy Kedi allevatore di questa razza nonché leader di Teec Nos Pos una comunità di Navajo in Arizona. Ci racconta dell' importanza che questa questa pecora ha sempre avuto nella loro cultura in quanto provvedeva a tutte le loro necessità: la carne per il loro sostentamento, la lana per la fabbricazione di indumenti e coperte, i tendini per fare corde. Viene considerato un animale sacro sempre presente nei loro riti religiosi. Quasi estinta, a partire dalla metà degli anni '80 del secolo scorso, grazie a un gruppo di donne navajo che hanno deciso di farle sopravvivere, a oggi se ne contano oltre 5000 esemplari. Sono pecore ancora selvatiche, sono forti, non hanno bisogno di vaccini e possono sopravvivere a basse temperature. Hanno un grasso concentrato solo in alcune loro parti del corpo cosa che conferisce alla carne una fragranza leggera e un sapore di erbe aromatiche che la rende molto apprezzata.  Inoltre, abbastanza sovente al maschio crescono 2 paia di corna. Roy finisce il suo intervento intonando una canzone in lingua navajo "'La prima cosa che vedo quando mi sveglio per fare l'offerta è la pecora bianca in piedi davanti alla mia porta". Conclude questo laboratorio lo chef Yazzie, esperto in cucina nativa americana, che ci presenta due piatti tradizionali navajo: uno stufato a base di pecora churro navajo, zucca e fagioli, ricetta considerata il comfort food per eccellenza dai navajos e un dessert a base di "blue corn", mais blu macinato servito con del miele e dei pistacchi. Entrambi dal sapore molto delicato e gustoso. 

Girando fra i vari stand la mia attenzione viene catturata dai colori brillanti del frutto della passione della Caatinga (Brasile) che ha un elevato valore nutrizionale (contiene potassio, ferro, fosforo, calcio e vitamine) ed è noto per l’effetto rilassante, dal profumo della vaniglia della Chinantla (Oaxaca, Messico), dal Caffè robusta di São Tomé e Príncipe molto ricco di caffeina e dalle belle etichette del rhum haitiano Clairin.

E per finire una carrellata di alcuni presidi slow food italiani. Il pomodoro fiaschetto di Torre Guaceto, dolce, succoso e biologico fa parte della storia gastronomica del brindisino. Le agrigentine cipolle di Castrofilippo, dalla grande pezzatura dei bulbi, sono dolci e l'assenza di note piccanti la rende ideali per essere gustate crude. La forma appiattita, il grande diametro, il colore rosso carminio e la dolcezza contraddistingue la pugliese cipolla rossa di Acquaviva. La tinca di Ceresole d’Alba  è allevata da sempre negli stagni del Pianalto di Poirino. E' morbida, saporita e non ha assolutamente sapore di terra. Questo pesce fa parte della cucina tradizionale del Roero: ottimo in carpione oppure fritto. Dal Piemonte ritorniamo in Sicilia col melone cartucciaru di Paceco  che appartiene alla categoria dei "meloni d'inverno" che, appesi in luoghi ventilati e freschi, diventano più dolci con il passare del tempo e si conservano ancora un paio di mesi, alcuni fino a Natale. Si utilizzano anche per le granite e per il gelato. Chiude questa piccola carrellata il pane di Altamura dalla tipica forma di cappello a falda larga e dalla crosta dorata. Fatto con semola rimacinata di grano duro, sale, acqua, lievito madre viene cotto in forno alimentato con legna di quercia. Dura anche una settimana rimanendo compatto.