Una giornata davvero particolare è stata quella che ho trascorsa nelle Langhe, uno dei territori più belli e suggestivi d'Italia, a me molto caro. Non solo ho visitato la mostra di Burri alla fondazione Ferrero e la Banca del vino a Pollenzo ma ho vissuto anche l'emozione di cercare tartufi accompagnata da un "trifulao" e da il suo cane, di assistere a un corso di analisi sensoriale del Centro Nazionale Studi Tartufo ad Alba e finire la giornata al Castello di Roddi con una cena a base di tartufi. Un tour che mi ha entusiasmata...venite con me!
Burri, la poesia della materia
Prima di entrare nelle sale della Fondazione Ferrero dove sono esposte 45 opere di Alberto Burri, uno dei massimi rappresentanti dell'arte italiana del XXmo secolo, l'attenzione del visitatore viene catturata dall' elogio che il poeta Giuseppe Ungaretti ha espresso verso l’arte di Burri in questo suo scritto: "Amo Burri perché non è solo il pittore maggiore d’oggi ma è anche la principale causa d’invidia per me: è d’oggi il primo poeta”. E poi, sala per sala un susseguirsi di capolavori: le muffe, i sacchi, i catrami, le combustioni, il cellotex, le plastiche, i cretti che raccontano l'evoluzione del lavoro di questo grande artista. La mostra rimane aperta fino al 30 gennaio 2022 e l'ingresso è gratuito.
Una banca "inebriante"
Nelle cantine ottocentesche dell' Agenzia di Pollenzo, da circa vent'anni ha sede la Banca del Vino custode di un patrimonio culturale unico nel suo genere, nata da una idea dei fondatori di Slow Food con lo scopo di costruire la memoria storica del vino italiano, selezionando, stoccando e conservando, i suoi migliori vini. In pratica, i produttori selezionati da un’apposita commissione di esperti in base a rigorosi criteri qualitativi, consegnano ogni anno 48 bottiglie del loro vino che riposeranno per 5 anni a 16°. Trascorso questo tempo, 12 bottiglie saranno degustate, 12 vendute e 24 bottiglie riposeranno per sempre nelle cantine. La visita è davvero molto interessante: oltre oltre all’emozionante visione di tutte le bottiglie depositate, una ricca didattica fornisce al visitatore informazioni sulle aziende produttrici e sulle aree vinicole. Infine è possibile assaggiare e comprare alcuni di questi vini, come pure partecipare a corsi di degustazione e di approfondimento tenuti da esperti del settore. Per maggiori informazioni sui corsi clicca QUI
Cercando tartufi
Una esperienza senz' altro entusiasmante è quella di andare alla ricerca del "prezioso tartufo bianco di Alba" guidati da un trifulao e dal suo cane. Nel nostro caso, il primo è il signor Pier Carlo Vacchina e l'altro il suo cane Rocky. Non appena ci inoltriamo nel bosco, il cane, liberato dal guinzaglio, inizia un tranquillo avanti ed indietro fra le piante. Questo andirivieni dura quasi un ora...inizia a fare buio ed io, con dispiacere penso che la ricerca sarà infruttuosa. Niente di più sbagliato! All'improvviso Rocky inizia a tremare tutto come se fosse stato punto da una tarantola e con le zampe inizia a smuovere la terra alla base di un tronco. A questo punto interviene il suo padrone il quale, trattenendo a fatica il suo cane, comincia a scavare aiutandosi con una zappetta … e continua fino a quando in mezzo alle radici dell' albero si vede spuntare una piccola macchia biancastra: è il tartufo! Con grande delicatezza Pier Carlo, aiutandosi con le mani, estrae un bellissimo profumato esemplare di tartufo bianco. Che emozione!
E, mentre vi sto scrivendo mi giunge la notizia che la "cerca e la cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali" è ufficialmente iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale. E' per davvero un prestigiosissimo riconoscimento.
E' possibile prenotare la ricerca col trifulao cliccando QUI
E' buono il mio tartufo?
Si imparano sempre cose nuove assistendo alla lezione di analisi sensoriale del tartufo bianco d'Alba tenuto Stefano Cometti. In altre parole vista, tatto e odorato sono i sensi che ci aiutano nell’impegnativo compito di giudicare quanto buono o meno sia il nostro tartufo. Cominciamo: alla vista, il colore deve sfumare dal giallo paglierino alla nocciola; al tatto, la consistenza rivelarsi turgida, compatta, leggermente elastica, nè troppo dura nè troppo elastica; all’odorato, il profumo dovrebbe esalare cento piacevoli sfumature, e sono assolutamente da scartare i tartufi che hanno un sentore di ammoniaca. E' importante inoltre annusare il tartufo da tutti i lati con molta cura per essere certi della sua assoluta bontà.
QUI per informazioni più approfondite.
Tutti a tavola!
La giornata finisce al Castello di Roddi sede di una scuola di cucina con 12 postazioni dove chef famosi insegneranno ai partecipanti le basi della gastronomia del territorio, in particolare di quella legata al tartufo bianco di Alba.
Ci è stata servita una ottima cena naturalmente a base di tartufo bianco: dalla classica carne cruda all' albese ai classici plin ricette dove il tartufo bianco d'Alba esprime davvero il meglio di sé.